Nel 1681, il Maestro delle Matematiche e Lettore di filosofia Donato Rossetti scrive:
‘La figura della Neve non è sempre la stessa anzi sovente nello stesso tempo, e nell’attimo stesso la Neve cade di diverse figure; sì all’occhio ignudo, sì all’occhio armato di microscopio’.
La forma della neve ha attirato per secoli la curiosità di scienziati e filosofi illustri.
Come Keplero, che nel 1611 scrive Strena seu de nive sexangula (Sul fiocco di neve a sei angoli) dove suppone che i fiocchi si formino per compattamento di sfere. Contestualmente formula anche una congettura sul modo migliore di accatastare sfere in un dato spazio. Questa congettura, seppure dimostrata solo 403 anni dopo, viene immediatamente sfruttata da Sir Walter Raleigh, un corsaro inglese, per sistemare al meglio le palle di cannone sul ponte della propria nave, mentre organizza una spedizione alla ricerca di El Dorado. Non troverà la città leggendaria ma sarà tra i primi a portare le patate in Irlanda e il tabacco in Inghilterra. La curiosa storia di Sir Walter finisce nel 1618 per decapitazione.
L’anno successivo, un giovane Cartesio, bloccato in casa da una tempesta di neve, fa tre strani sogni che gli rivelano i fondamenti del Cogito ergo sum. Rimarrà bloccato dalla neve tutto l’inverno e forse è anche per questo che, anni più tardi, nel capitolo dedicato alle Meteore del famoso Discorso sul metodo si soffermerà sulla strana forma dei fiocchi di neve e sulla loro singolare simmetria, cercando di trovarne una classificazione.
Più di un secolo dopo, in Giappone, il futuro daimyō Doi Toshitsura, a soli dieci anni, comincia a osservare la neve. Coltiva questa passione per tutta la vita e molti anni e molte osservazioni più tardi pubblica il libro Sekka Zusetsu, una magnifica collezione di disegni di fiocchi di neve, organizzati in 86 tipologie.
Il primo a fotografare questi minuscoli ma meravigliosi oggetti è Wilson Bentley, contadino americano del Vermont, un uomo dotato di grande pazienza. Per più di trent’anni Wilson passa ore nel cortile della propria casa, sotto la neve, a fotografare fiocchi, senza riuscire a trovarne due identici. Ne fotografa più di 5000 ed il suo lavoro è all’origine della leggenda che i fiocchi di neve siano tutti diversi l’uno dall’altro. Il suo libro, Snow Crystals, è ininterrottamente in vendita dal 1930. La curiosa storia di Wilson termina del 1931 a causa di una polmonite.
Poco più tardi, il libro di Wilson Bentley arriva nelle mani di un giovane scienziato nucleare Giapponese, Ukichiro Nakaya che, professore all’Università di Hokkaido, si ritrova in un laboratorio dotato di scarsa strumentazione e scarsi fondi per la ricerca, ma abbondantissima precipitazione nevosa. Inizia quindi un sistematico e scientifico lavoro di catalogazione e classificazione che lo porta a comprendere le regole alla base della formazione dei fiocchi di neve e ad essere il primo uomo a creare un fiocco di neve artificiale.
Ancora oggi non esiste un metodo di classificazione definitivo. Nel 2009 la IACS (Associazione Internazionale delle Scienze Criosferiche) propone un metodo di classificazione e progetta anche un bellissimo font per agevolarne la descrizione.
Ma non c’è un parere univoco e altri metodi di classificazione sono tuttora utilizzati in Università e centri di ricerca.
Quindi, la prossima volta che vi troverete sotto la neve con la bocca spalancata e la lingua all’infuori, ricordate che quello che state per assaggiare non è un banale pezzetto di ghiaccio ma un piccolo capolavoro della natura.
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