Nel 2006 decidemmo in Mentine di lanciare il progetto accessibile.it.
Allora c’era in Italia grande fermento – soprattutto nelle amministrazioni pubbliche – in seguito all’onda d’urto provocata dal varo della “Legge Stanca” sull’accessibilità dei siti web, la quale tracciava in modo netto i requisiti che i siti della PA avrebbero dovuto rispettare per potere considerarsi a norma.
Questa legge ebbe un effetto deflagrante su due fronti:
– quello delle amministrazioni, appunto, che all’improvviso si dovettero occupare di un tema fino a poco prima appannaggio di grandi realtà istituzionali (non tutte per altro, solo quelle per così dire illuminate);
– quello del mercato, con un fiorire di soluzioni e di agenzie che – interpretando la legge – si strutturarono per offrire prodotti e servizi aderenti ai requisiti.
Nel 2006, a due anni di distanza dalla promulgazione della legge, decidemmo di verificare con mano quella che fino ad allora era solo una sensazione, e cioè che i requisiti dettati dalla Stanca avessero contribuito a sbilanciare l’interpretazione del concetto di accessibilità in modo preponderante verso la sfera tecnica/tecnologica e non verso quella strategica e umana.
I 22 requisiti, dal nostro punto di vista, venivano interpretati dalle amministrazioni come il vero UNICO “compito” da svolgere per arrivare ad un’offerta di contenuti e servizi di qualità, portando in secondo ordine gli aspetti legati a quanto possiamo definire content strategy e fattore umano.
Ecco, se un aspetto negativo ha avuto questa legge, secondo noi è stato proprio quello di focalizzare l’attenzione, e quindi i budget, sul tetto della casa, senza passare dalle fondamenta: noi invece siamo sempre stati convinti che gli aspetti tecnici e tecnologici siano la parte terminale, il modo realizzativo, non la componente fondante di un progetto, e che il punto di partenza sia un altro.
Quale?
La presa di coscienza di internet come media specifico, innanzitutto, e non come territorio in cui adattare e applicare esperienze altre; la definizione di una strategia, di obiettivi definiti e misurabili; la formazione all’interno degli Enti di persone che possano consapevolmente e in modo professionale usare i mezzi di comunicazione on line. Dovendo spendere bene budget sempre più limitati (questo È un problema), avremmo voluto una legge che privilegiasse lo sviluppo di una cultura della comunicazione, non della tecnologia, altrimenti analogamente andrebbero finanziare le tipografie, non le redazioni dei quotidiani.
Concludendo. Dicevamo che nel 2006 avevamo cominciato a filtrare secondo questa lente ciò che stava succedendo; siamo andati avanti fino al 2008 con tante ambizioni e poco tempo (dovevamo pure lavorare, anche noi…), fino a che ci siamo resi conto che sono passati quattro anni.
Cosa è cambiato da allora a oggi?
La PA ha reagito al cambiamento?
In quale modo?
Da queste domande è nato il progetto di rinascita di accessibile.it, accelerato dall’incontro con TagBologna.
Ne abbiamo parlato nel maggio di quest’anno proprio durante un evento organizzato dal Laboratorio organizzato da Michele D’Alena, ed eccoci oggi a metà strada del progetto, grazie anche alla partecipazione di Valeria Bigongiali, che lo scorso anno ha partecipato al laboratorio ed ora insieme a noi sta radiografando qualche decina di siti ogni settimana. Lo stesso succederà con il coinvolgimento di alcuni studenti del laboratorio 2010-2011 partito poche settimane fa (non vediamo l’ora di conoscerli :).
Ecco, ora i motori sono accesi; i prossimi appuntamenti in cui parleremo di questo tema dal vivo sono:
– 23 ottobre, Modena, EAVI camp
– 13 novembre, Bologna, Girl Geek Dinner